Da anni si consuma questo conflitto tra professioni, fisioterapisti che denigrano osteopati e osteopati che snobbano fisioterapisti, in una corsa feroce alla conquista di pazienti che alla fine risultano confusi e non capiscono le differenze tra le due figure e spesso mi chiedono di aiutarli a fare chiarezza, giacché nel mio percorso di studi mi sono diplomato prima in fisioterapia e poi in osteopatia

Da anni si consuma questo conflitto tra professioni, fisioterapisti che denigrano osteopati e osteopati che snobbano fisioterapisti, in una corsa feroce alla conquista di pazienti che alla fine risultano confusi e non capiscono le differenze tra le due figure…e che spesso mi chiedono di aiutarli a fare chiarezza, giacché nel mio percorso di studi mi sono diplomato prima in fisioterapia e poi in osteopatia.

Ora, in linea generale si può dire che il fisioterapista è un “terapista della riabilitazione” (come da profilo professionale ufficiale), quindi interviene nel recupero da traumi, interventi chirurgici o patologie di varia natura, avvalendosi di tecniche manuali, per recuperare la libertà di movimento delle articolazioni, ed esercizi volti al rinforzo muscolare e al miglioramento di equilibro e controllo del gesto.

Guai a dirgli: ”ah, ma sei fisioterapista? Allora fai massaggi!”…ti potrebbe mangiare gli occhi. Sì, il massaggio lo sa fare, ma lo utilizza se e quando vuole, all’interno del raffinato programma riabilitativo che ha impostato.

Altra cosa che lo fa imbestialire è sentirsi dire che tratta le patologie per distretti anatomici, senza considerare le relazioni a distanza tra le parti del corpo.

Infatti ci sono varie tecniche e approcci posturali che studiano le catene muscolari e le fasce come unità funzionali che tutto connettono… e quindi i trattamenti hanno una prospettiva più ampia, ma non così ampia come quella dell’osteopata.

L’osteopata, infatti, fa della visione globale e della sensibilità palpatoria i suoi cavalli di battaglia.

Oltre all’apparato muscolo-scheletrico approfondisce l’analisi dei sistemi viscerale e cranio-sacrale (relazione tra micromovimenti ossei del cranio, dell’osso sacro e le tensioni delle meningi che li collegano e avvolgono cervello e midollo), proprio per avere più armi per liberare il corpo dalle tensioni che si trasmettono da un sistema all’altro. Il suo obiettivo è quello di ridare equilibrio all’intero organismo, consentendogli di avere una buona circolazione e una buona comunicazione neurologica in tutti i distretti, così che i meccanismi di cicatrizzazione e di autoregolazione possano agire al meglio.

Se ci rivolgiamo a un fisioterapista per un dolore alla spalla ci farà fare degli esercizi, dello stretching e della mobilizzazione manuale di spalla e collo, il tutto distribuito in una decina di sedute.

Se con lo stesso dolore andiamo dall’osteopata ci tratterà la spalla, il diaframma, il fegato o lo stomaco, andrà a indagare vecchi traumi dell’arto inferiore che possono condizionare la scapola e controllerà la mandibola e i muscoli masticatori che possono condizionare collo e spalla. Se è onesto e in tre sedute non ha risolto il problema ci invierà da uno specialista o a fare fisioterapia.

Ma tra il bianco e il nero esistono mille sfumature di grigio, così troveremo fisioterapisti che si aggiornano e approfondiscono tematiche posturali globali, fasciali e cranio-sacrali, come purtroppo troveremo osteopati limitati che propongono mille sedute e manipolano a freddo (i famosi “crack” alle vertebre) qualunque paziente, anche quelli su cui si dovrebbe lavorare in maniera più delicata, potendo approfittare dell’infinita varietà di tecniche a disposizione.

Come detto, la sensibilità della mano osteopatica consente di ascoltare i tessuti, da quelli più superficiali (muscoli e fasce) a quelli più profondi (membrane intracraniche e visceri) e consente di accompagnare questi micro movimenti per fare rilasciare le tensioni.

Magia? No, solo allenamento ad ascoltare…e funziona. Anche se ci sono ancora fisioterapisti affezionati al goniometro e accecati dal dogma delle pubblicazioni scientifiche che non credono che si possa palpare un viscere o un legamento, visto che non esiste ancora un macchinario che possa misurare questo “fenomeno inverosimile”. Peccato che il paziente sente cosa gli succede nel corpo e vede i risultati, quindi sarà lui a scegliere a chi affidarsi.

Ma quindi meglio l’uno o meglio l’altro? La risposta è “dipende”.

Indicativamente dopo un’intervento chirurgico, una frattura o una distorsione converrà rivolgersi a un fisioterapista. Per “rimettersi in bolla” e ottimizzare la funzionalità dell’organismo andrà meglio l’osteopata. Per risolvere un dolore acuto potrebbero andare bene sia uno sia l’altro, l’importante è scegliere professionisti con diplomi ufficiali.

Va da se che la via migliore da seguire è quella della collaborazione nel rispetto reciproco: là dove una figura professionale non riesce a risolvere, può risultare decisivo l’intervento dell’altra, al di là di quei pregiudizi che al giorno d’oggi risultano anacronistici. Bando anche alle invidie, gli operatori badino a svolgere al meglio la propria professione, così che nessuno avrà più bisogno di screditare i concorrenti per accaparrarsi pazienti da trattare e questi ultimi non avranno che da scegliere tra tante persone affidabili.